Il ciclo pittorico
Iconografia bizantina
La pittura bizantina trae origine dalla grande tradizione classico-ellenistica, ma ne rivede gli elementi di fondo per fare fronte alle nuove esigenze religiose, spingendosi verso una intima spiritualità; inoltre schematizza le forme e le figure donando fissità espressiva degli sguardi e intensificando la simbolicità della narrazione.
L’oggetto di venerazione dei santuari (chiese e monasteri, e il lungo itinerario delle cripte dipinte) erano soprattutto i santi della Chiesa Greca. Fra i più noti gli apostoli (Pietro, Giovanni, Marco, Luca, Filippo e Bartolomeo), seguiti dai vescovi (San Nicola, Basilio, Biagio, Giovanni Crisostomo, Cirillo, Gregorio di Nissa) ed infine asceti ed eremiti (Antonio Abate, Onofrio), guerrieri (San Giorgio, Procopio, Eustazio), guaritori ( SS. Cosma e Damiano), i diaconi (Vincenzo, Lorenzo, Euplo). Più ristretto il gruppo delle sante donne (Lucia, Barbara, Margherita, Ciriaca, Anastasia, Parasceve, Sofia, Donne al sepolcro). Una parata di santi che si sviluppa intorno al Cristo Pantocratore (benedicente con la mano destra, secondo uno schema bizantino, e reggente con quella sinistra di un libro aperto con scritte che alludono alla Sua onnipotenza), affiancato da Angeli. Frequente, nelle chiese rupestri, è la presenza anche della Vergine Odegitria (“Colei che conduce”- Madonna con in braccio il Bambino Gesù, seduto in atto benedicente, che tiene in mano una pergamena arrotolata e che la Vergine indica con la mano destra) affiancata da Santi e Angeli, di committenti e donatori.
L’iconografia dei santi rappresentati si distingue per il suo carattere austero: tratti sobri e severi, scarna policromia, povertà dei supporti, assenza di ogni ornamentazione profana, un rigorismo di tradizione paleocristiana e soprattutto monastica. I caratteri ricorrenti dei primi secoli sono:
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la ripetitività dei gesti,
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la preziosità degli abiti,
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la mancanza di volume (con il conseguente appiattimento o bidimensionalità delle figure),
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l'assoluta frontalità,
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l'isocefalia,
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la fissità degli sguardi e la ieraticità delle espressioni;
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la quasi monocromia degli sfondi,
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l'impiego degli elementi vegetali a scopo puramente riempitivo e ornamentale,
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la mancanza di un piano d'appoggio per le figure che, pertanto, appaiono sospese come fluttuanti nello spazio.
Intorno X-XI secolo, la pittura, anche se legata agli schematismi imposti dalla tradizione greco-bizantina, inizia a cambiare. I corpi degli uomini, dei santi, degli angeli, della Vergine, dello stesso Dio sembrano inseriti in una realtà riconoscibile, più terrena, e assumono atteggiamenti più naturali.
La tecnica dell'affresco
La pittura a fresco, comunemente conosciuta col nome di affresco, è così chiamata perché si esegue su un intonaco fresco, cioè appena steso. Si tratta quindi di una tecnica di pittura murale.
Il colore viene completamente inglobato nell’intonaco che, asciugando, si combina con l’anidride carbonica dell’aria dando luogo al processo di “carbonatazione”. I colori sono costituiti da pigmenti inorganici. Una delle sue migliori caratteristiche è la durata nel tempo, molto maggiore che nella pittura a secco.
Nella pittura a fresco, poiché l’intonaco assorbe immediatamente il colore, la lavorazione deve essere veloce ed eseguita senza errori, perché non è possibile apportare correzioni o ritocchi, se non a secco, cioè ad intonaco asciutto.
Si compone di tre elementi: supporto, intonaco, colore.
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Il supporto, di pietra o di mattoni, deve essere secco e senza dislivelli. Prima della stesura dell'intonaco, viene preparato con l'arriccio, una malta composta da calce spenta o grassello, sabbia grossolana di fiume o, in qualche caso, pozzolana e acqua, steso in uno spessore di 1 cm circa, al fine di rendere il muro più uniforme possibile.
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L'intonaco (o "tonachino") è l'elemento più importante dell'intero affresco. È composto di un impasto fatto con sabbia di fiume fine, polvere di marmo, o pozzolana setacciata, calce ed acqua.
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Il colore, che è obbligatoriamente steso sull'intonaco ancora umido (da qui il nome, "a fresco"), deve appartenere alla categoria degli ossidi, poiché non deve interagire con la reazione di carbonatazione della calce.
In epoca alto-medioevale la preparazione del muro avveniva in modo rapido; la figurazione avveniva direttamente sulla preparazione: prima i contorni, in ocra, poi il riempimento, fino alle ombre. Le diverse fasi di esecuzione dell'affresco (dette "pontate") sono determinabili dalle giunture pittoriche determinatesi allo spostamento del ponteggio. Una delle caratteristiche tecniche dell'affresco bizantino era il tracciamento delle linee principali del disegno sull'intonaco fresco, con l'ausilio di una punta di legno o d'osso. Inoltre l'intonaco da affrescare veniva levigato prima dell'applicazione dei colori.